Zenone di Elea (Zénon 495 a.C. 430 a.C.) , fu un filosofo presocratico sulla cui vita sappiamo poco e del cui pensiero conserviamo
pochi frammenti.
Delle sue concezioni conosciamo qualcosa grazie soprattutto a quanto è contenuto nel dialogo platonico Parmenide, dal
nome del fondatore della scuola eleatica nell'Italia meridionale, ma grazie anche a Diogene Laerzio, che nel suo Vite dei
filosofi (IX, 26), racconta della valenza politica di Zenone, il quale avrebbe ordito una congiura contro il tiranno della
sua città natale (tale Nearco, o Diomedonte) mentre Aristotele, nel suo scritto Fisica (libri VIII, 8, 263 a 5 sgg.), ne analizza
il pensiero, definendo l'eleate "scopritore della Dialettica".
È conosciuto soprattutto per i suoi paradossi formulati sulla base della tesi della impossibilità del moto. Oggi sono
conosciuti con il nome di paradossi di Zenone.
Sulle orme di Parmenide, Zenone tenta di affermare - attraverso la dialettica - le teorie di immutabilità dell'Essere,
riducendo all'assurdo il suo contrario. Le tesi confutate da Zenone appartengono ai Pitagorici, convinti della molteplicità
dell'Essere in quanto numero, e ad Anassagora, suo contemporaneo, primo esponente della teoria dei semi (spermata in greco),
chiamati da Aristotele "omeomerie".
Zenone fu un discepolo di Parmenide , con il quale visita Atene e conosce Socrate , e mise al servizio delle dottrine
del maestro la sua notevole abilità logica, inventando una serie di argomenti volti a screditare i critici della visione parmenidea
dell'universo.
Il movimento, diceva Zenone, risulta diverso a seconda di chi lo osserva, quindi non esiste (come sostanza o come essere).
Zenone, in pratica, faceva dello spazio un contenitore vuoto. Come la questione della freccia che non riesce mai a colpire
il bersaglio, in quanto resta immobile ad ogni istante, è analoga. Il concetto di tempo che ha Zenone non è quello di una
concatenazione indivisibile e unidirezionale di momenti, ma quello di una somma di momenti che si possono suddividere ad libitum
nello spazio. Al punto che la freccia non solo non arriva mai al bersaglio, ma, volendo, potrebbe persino tornare indietro!
Ora, se da un lato queste immagini sembrano paradossali; egli parlo' del tempo e anche dello spazio al fine di evidenziare:
che in filosofia si può anche credere nell'assoluta relatività dei fatti e delle opinioni e che tale assoluta relatività porta
alla follia.
Dall'altro lato dimostrano che l'essere non può essere provato se si rinuncia all'idea di movimento. Un essere senza tempo
è anche, in ultima istanza, un essere senza spazio, cioè un non-essere assoluto: un non-essere, si badi, non in procinto di
diventare qualcosa, ma un
non-essere che si rifiuta di essere.
come si cambia.....
Sull'elettrodinamica dei corpi in Movimento: A. Einstein
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